Il viaggio per mare raggiunge un punto in cui non si vede più la terra e la traversata può mettere paura. “Davanti: acqua all’infinito. Ai fianchi: acqua a perdita d’occhio. Dietro: giorni e giorni di acqua passata. Onde immense, profonde come valli. Alte dorsute, con le vette biancheggianti come le montagne”. Ma si attraversano anche momenti di calma lunghissimi. “Per ore e ore sto fermo, con le braccia incollate ai parapetti, il mento fisso nel pugno, tuffando lo sguardo sulla pelle vibrante del mare, inseguendo onde e pesci”. In questa calma, i ponti si riempiono dell’eleganza delle vesti femminili accarezzate dalla brezza del tardo pomeriggio, e dei nobili signori seduti sulle rigate sdraio di legno a fumare un sigaro e a parlar d’affari. “La maggioranza dei viaggiatori cammina su e giù per le passeggiate con velocità parallela al loro pensiero. Chi pensa adagio, cammina adagio; chi pensa velocemente corre. Chi non pensa, sta fermo e dorme”. Sullo sfondo del paesaggio silenzioso e monocorde del mare aperto avviene di incrociare qualche altra nave che viaggia in senso contrario e di scambiarsi saluti accompagnati dal suono festoso delle sirene. La nave è una bellissima cartolina di quel ‘900 che viaggia veloce, con tutti suoi fermenti. Con quella sua scìa bianca che lascia disegnato il mare, la nave unisce terre distanti, ed è per questo potenza, velocità, robustezza. Dentro, ha il cuore raffinato dei suoi ristoranti, delle sale stupendamente arredate in stile Liberty, dei suoi ambienti curvi, colorati da smalti che hanno tinte che esistono solo nel mondo nautico. E il cartellonismo è lì, a raccogliere una per una queste immagini stupende e a tradurle nei manifesti, negli opuscoli, nelle cartoline, nelle brochures. E’ il turismo delle traversate atlantiche, delle bianche spiagge del nord Europa, delle grandi riviere italiane. E’, di certo, una visione parziale, che non vede o non vuole vedere i poveri che emigrano alla ricerca di fortuna, stipati nelle terze classi. A loro, la pubblicità si rivolgerà solo per pratiche e stringate inserzioni, prive di alcun esercizio grafico. Ma il mare è anche il gioco delle regate e delle piccole imbarcazioni a vela. Questo mare disegna le coste e racconta delle tradizioni marinare di tante città. E qui, è il vento a farla da padrone: gonfia le vele e fa volare centinaia di minuscole imbarcazioni sul pelo dell’acqua. Fortuna vuole che sia stata una libreria triestina, molti anni dopo, a raccogliere e a conservare queste immagini stupende, a testimonianza di un gusto per la grafica pubblicitaria che non esiste più. Concetti sconosciuti ai creativi di oggi, costretti a vender crociere senza un filo di colore. Ci vuol passione per raccontarlo oggi, ci vuole un vento potente come quello che fa partire la Barcolana, a Trieste. Ci piace immaginare che quel vento abbia spalancato le porte di una drogheria scompigliando sul mare, come per incanto, migliaia di minuscole cartoline.
Depero, Fortunato, Numero Unico Futurista Campari 1931; Futurismo 1932; Dinamo futurista, Paris, Èditions Jean-Michel Place, 1979.